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abstract_donne in tuta amaranto


Frutto di una ricerca etnografica sul campo svolta tra il 1999 e il 2002, il volume analizza l’impianto della fabbrica Fiat-Sata a Melfi (Basilicata, PZ) nel 1993 e il suo innesto nella realtà lucana, negli anni di pieno regime produttivo (ca. 1500 autovetture al giorno) e di affermazione del nuovo modello di organizzazione del lavoro, ispirato al toyotismo giapponese. Seguendo la metodologia tipica dell’etnografia, la ricerca si fonda su una densa e costante partecipazione alla vita del paese esterna alla fabbrica, sulla frequentazione di un network di operaie, sulla somministrazione di interviste lunghe in profondità, tese a ricostruire, in un’ottica di genere, tanto il passaggio al nuovo sistema di organizzazione della produzione e di relazioni aziendali (il cosiddetto post-fordismo), quanto l’esperienza quotidiana, il mondo lavorativo, la vita familiare e le pratiche di conciliazione, di una parte di quelle donne che costituivano il 18 per cento della forza lavoro metalmeccanica a maggioranza maschile. Snodo nevralgico dell’incontro tra processi globalizzati e quotidianità locale, le donne si collocano negli interstizi della discontinuità tra passato e presente locali, tra tradizione (contadina e di terziario pubblico) e nuove forme del lavoro, un lavoro per definizione pesante, al centro di forti trasformazioni di scala globale. Il senso del lavoro, le identità lavorative, lo sguardo esterno che guarda alle nuove operaie dell’automotive, la percezione del presente in rapporto al passato e, soprattutto al futuro: questi gli aspetti principali analizzati e descritti, con una particolare attenzione al futuro, che lasciava precocemente presagire gli esiti un progetto industriale che, pur nelle trasformazioni introdotte, non ha mantenuto gli scenari preconizzati di innovazione e ammodernamento e ha invece riprodotto forme di subalternità e marginalizzazione